UN MEDICO MISSIONARIO RACCONTA: “Medicina di frontiera”
P. Amelio si trova attualmente nelle Filippine, a Dolores nella costa est dell’isola di Samar dove svolge la sua attività come missionario e medico. Si raggiunge da Manila (circa 970 km) attraversando verso sud tutta l’isola di Luzon fino a Matnog; da li’ si prende il ferryboat (2 ore di traversata) fino ad Allen nell’isola di Samar. Si scende la costa ovest percorrendo una terribile strada dissestata che attraversa villaggi e risaie, fino a Boray. Da lì si attraversa l’isola da ovest ad est su per le montagne ricoperte dalla giungla e ci si affaccia all’Oceano Pacifico a Taft; di lì si risale la costa est per 25 km e si giunge a Dolores. Questo il percorso se va a Manila con la sua auto. Se invece vuole servirsi dell'aereo deve raggiungere Tacloban con mezzi pubblici o privati percorrendo una strada alquanto dissestata per lunghi tratti. La distanza tra Dolores e Tacloban è di circa 200 chilometri. La città di Tacloban si può raggiungere dall'isola di Samar grazie a un ponte di notevole bellezza.
La Storia
Una serie provvidenziale di eventi: da un lato le Franciscan Sisters of the Sacred Hearts (Suore Francescane dei Sacri Cuori) con il “Sardegna Polyclinic” a Dolores, Eastern Samar, vuoto, inutilizzato, per l’impossibilità di reperire personale medico locale; dall’altra i Camillian Fathers (Padri Camilliani), che hanno reso disponibile P. Amelio Troietto, Medico Specializzato in Chirurgia Generale, per la realizzazione del progetto di assistenza, educazione alla salute e prevenzione delle malattie per i malati più indigenti della zona del Nord Est di Samar non raggiunti dal servizio sanitario pubblico.
P. Amelio, ora libero dal precedente impegno ospedaliero, e’ aperto ad una nuova esperienza tra i malati più poveri. Era stato invitato precedentemente alcune volte dalle Suore a Dolores per delle Medical Missions ed era rimasto impressionato dalla tremenda realtà sanitaria locale. Il Padre Provinciale Camilliano della Philippine Province acconsente a questa esperienza.
Dal 29 giugno 2004 il “Polyclinic Sardegna” offre:
- servizio di check up,
- alcuni servizi ambulatoriali,
- medicina preventiva ed educazione alla salute,
- chirurgia ambulatoriale, (vedi foto)
- medicine prescritte, (o si aiuta nell’acquisto di medicinali essenziali per la vita),
- latte in polvere in casi di denutrizione
- indirizzo per i casi di ricovero ospedaliero urgente, diagnosi specialistiche e cure ulteriori, e, per quanto possible, aiuto economico in collaborazione col servizio sociale proprio.
- counselling nei casi di abuso, distruzione della famiglia, abbandono della scuola ecc. Attenzione particolare viene data ai bambini e alle gestanti.
- formazione dello staff.
- raccolta dati.
Il tutto gratuitamente ma con stretto controllo che i beneficiari siano indigenti. I fondi per svolgere questa missione provengono da libera donazione di amici e simpatizzanti dei progetti di P. Amelio. Dall'agosto 2015 il servizio è stato spostato in un nuovo edificio in terreno adiacente indipendente, col nome di "Sardegna Clinic".
Target groups: Malati poveri non raggiunti dal servizio sanitario pubblico.
Situazione
Dolores, comune di 56.000 abitanti divisi in 48 Barangays (o frazioni) di cui 15 costituiscono il nucleo cittadino; il resto dispersi su per il fiume omonimo che risale fino alla giungla vergine, zona in mano ai ribelli dell’MPA ; alcuni Barangays sono invece nelle isolette di fronte a Dolores, nell’Oceano Pacifico. Nonostante il numero di abitanti non c’è servizio telefonico, acquedotto, rete fognaria, banca, ospedale… Stessa situazione nei comuni vicini: questi servizi si trovano solo nel capoluogo, Borongan, a un’ora e mezza di terribile strada verso sud. Le fogne sono a cielo aperto e i pozzi a pochi metri: frequenti quindi enteriti ed amebiasi. Non esiste industria o porto commerciale. La maggior parte delle case anche in “città” è costituita da capanne: tre tristemente famosi incendi negli ultimi 60 anni hanno lasciato il segno. La criminalità si fa sentire, l’autorità pubblica sopravvive (molto meglio ora con la nuova amministrazione), la pressione dei ribelli è notevole (es. richiesta della revolutionary tax) specie nella parte interna che sconfina nella giungla. La gente sopravvive con riso, cocco, tuberi commestibili, banane, pesca. Chi può emigra a Manila, spesso ad ingrossare la fila dei poveri della capitale, o all’estero: le famiglie pagano pesantemente le conseguenze di questa emigrazione (chi parte, spesso si rifa’ un’altra famiglia; figli piccoli abbandonati alle nonne…) La situazione è ancora più dura nei villaggi “iraia” (= su per il fiume) unica via di comunicazione. Comune è l’abuso di “tuba”, bevanda alcolica fermentata ottenuta dalla pianta di cocco (cirrosi; incidenti; omicidi purtroppo comuni sotto l’effetto dell'alcool; intossicazione alcoolica), e l’uso di masticare “mama”, noce di betel con accessori (che puo’ dare mummificazione dei denti e cancro alla bocca). La dieta usuale consiste in una tazza di riso bollito con piccoli pesci secchi conservati nel sale grosso: lo sproporzionato apporto di sale porta ad ipertensione spesso grave (e spesso complicata da abuso alcolico [“barcada”]) con conseguenti emiparesi anche in eta’ relativamente giovane. La dieta si arricchisce invece nel periodo della fiesta di Dolores. Secondo i dati ufficiali comunicati dal segretariato della sanità nazionale, un filippino su tre ha la tubercolosi. All’Health Center (Centro di Salute) pubblico spesso non ci sono medicine per cui ad esempio la cura antitubercolare (qui con durata di soli sei mesi) viene interrotta, il che porta a selezione di ceppi tubercolari sempre più resistenti. L’alternativa per i più poveri è “l’arbolario” o “i quack doctors”, i guaritori a buon prezzo: ma non tutte le malattie si possono curare con la saliva, con una bottiglietta con dentro una frase in latino legata alla vita e qualche foglia. Spesso giungono alla nostra attenzione gli esiti delle “cure alternative”, dal nodo al seno punto con spine (cancro alla mammella giunto da noi ormai in decomposizione) al cirrotico con ascite consigliato di bere “tuba” (alcoolico) perché “rinvigorisce il sangue…” (Fila di risciò in attesa di portare gli scolari a casa. Costo 5 pesos che equivalgono a 1/12 di euro)
Giustificazione del progetto
“Medicina di frontiera”: una goccia rispetto alle necessità, ma pur sempre un concreto segno di speranza per molti malati senza alternativa. In dieci anni e mezzo 35.000 malati sono stati auscultati, ascoltati, se era il caso hanno avuto gli esami di laboratorio disponibili (dry chemestry), da poco, un ecografo anche se vecchiotto, ci permette ulteriori indagini diagnostiche, hanno ricevuto informazioni sulle cause della malattia, educazione sanitaria e prevenzione di malattie specie quelle endemiche nella zona (schistosomiasi, filariosi ecc), trattamento chirurgico ambulatoriale, fornito le medicine prescritte e nei casi di necessità, aiutati economicamente, indirizzati a ospedali o a specialisti. Il tutto gratis et amore Dei. Eravamo sconcertati dai pochi risultati del lavoro di prevenzione ed educazione: a tre anni dall’inizio, abbiamo iniziato a vedere i primi concreti segni che l’educazione sanitaria e prevenzione delle malattie porta frutto.
Dati dei primi dieci anni e mezzo di attivita’
Pazienti visitati: 35.300. Chirurgie ambulatoriali poco più di 6.000 ( i record del primo periodo non erano registrati a parte). Il 62 % dei pazienti è di prima visita. Almeno il 50 % dei pazienti non è mai stato visitato da un dottore. (Si visita anche al lume di candela quando manca la corrente elettrica)
Non ci è possibile quantificare i medicinali che sono gratuitamente dati ai pazienti. La media è di tre differenti medicinali per paziente. Finora possiamo coprire circa l’85% dei medicinali prescritti.
Sono state fatte due Medical Missions da parte di un gruppo di medici specialisti della Sardegna, una nel primo e l’altra nel terzo anno di attività, in cui altri 2500 pazienti sono stati curati.Ci scusiamo per non poter fornire per ora, elaborazione più accurata dei dati: l’essenzialità del personale e la priorità del servizio ci costringe a queste scelte.
Attività complementare
Già nei primi mesi di attività ho notato che molti ragazzi in età scolare avevano lasciato la scuola. Ne ho parlato con Madre Flora che mi ha incoraggiato a prendere l'iniziativa. Ho restaurato un locale utilizzandolo come pre-scuola, una suora si è prestata per l'insegnamento e siamo partiti a preparare i bimbi più poveri ad affrontare la scuola elementare con la capacità dei bimbi più fortunati. Ma la comunità non ha accettato di buon occhio questa iniziativa per cui col tempo ho costruito una scuola in un terrreno adiacente. Pago una maestra che si dedica a tempo pieno all'insegnamento. Al presente la pre-scuola prepara una sessantina di bambini che si alternano in turni del mattino e del pomeriggio e cerchiamo di portarli a saper leggere e scrivere così da non rimanere analfabeti a vita. Spesso, una volta entrati nella scuola elementare eccelgono. Avendo notato da subito che si addormentavano volentieri al tavolo abbiamo capito che, data la povertà, non facevano colazione... per cui abbiamo aggiunto un pasto sia per quelli del mattino che per quelli del pomeriggio: il Feeding Center. Un grazie di cuore a chi ci aiuta ad aiutare i bimbi poveri e malnutriti a trovare salute, dignità ed istruzione.
Conclusione
Il grazie più sentito mio, dei collaboratori, ma specialmente dei malati indigenti - i veri beneficiari - a tutti coloro che personalmente o come istituzioni contribuiscono a rendere questo servizio operante e vivo. Una menzione particolare per coloro che gratuitamente ci forniscono di medicinali, voce essenziale per il nostro servizio . (Dopo la visita chi è in gravi difficoltà si porta a casa anche cibo e vestiario)
“Quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli l’avete fatto a Me: “Ero infermo … e mi avete visitato”
P. Amelio Troietto MI – MD Director Dolores, Settembre, 2015
email: ameliot_2000@yahoo.it